
“…che non venga mai un male, che non abbia congiunto un bene…è da sperare, che dopo una così grave rovina possa seguire alla Calabria uno stato migliore, ed ella più lieta, e più felice divenga.” Elia Serrao, 1785, De’ tremuoti e della nuova Filadelfia, in storia di Filadelfia, Napoli, Fratelli Raimondi
Ci sono pezzi di storia che apprendi dai libri che poi corri a cercare nel mondo reale, nutri quella speranza che da qualche parte ancora ci sia qualcosa e qualcuno che possa raccontarti com’era affinché tu possa districarti tra quel che resta. Un passaggio obbligato per molti noi calabresi originari da paesi devastati dal terremoto piuttosto che da un’alluvione che viviamo nelle nostre “new town” andando avanti ma con lo sguardo rivolto verso il passato che se lo conosci ne fai tesoro. Purtroppo non tutti hanno la possibilità di immergersi in un viaggio rivolto al passato, a volte questi eventi calamitosi non lasciano niente ai posteri; io al contrario mi ritengo fortunata, i resti dell’antica Castelmonardo sono li ad indicarmi che Filadelfia è il proseguimento di una storia dalle origini antichissime i cui diversi scavi archeologici nel corso degli anni stanno riportando alla luce quei ruderi che hanno fatto si che questo borgo medioevale venisse annoverato tra i più importanti della Calabria.
Ho visitato questi splendidi luoghi l’estate scorsa con gli amici dell’Istituzione Castelmonardo, un cammino nella storia e nella bellezza paesaggistica di questo sito che a differenza di altri che hanno subito un evento calamitoso, si presenta contornato dai profili di dolci colline, vegetazione di tipo mediterraneo ed alberi di ulivo. In fondo Castelmonardo anche se non era tornato ad essere un borgo abitato e malgrado i “dirupi” aperti dal terremoto evidenti, ha sempre continuato ad essere mantenuto in vita dai contadini che lavoravano gli appezzamenti di terreno circostanti. Questa convivenza tra patrimonio archeologico da una parte e civiltà contadina dall’altra ci presenta un modello di resilienza di questo territorio ancorato alle tradizioni che tuttavia cerca una strada per farsi conoscere agli appassionati di archeologia ma non solo. Camminare tra i resti di grotte, antiche mura, vecchie fontane…poter bere ancora di quell’acqua con cui i nostri avi si dissetavano centinaia di anni fa ti rende leggero come quel vento che seppur nei mesi primaverili ed autunnali ti turba, d’estate ti accarezza con dolcezza.





Non era la prima volta che venivo qui tuttavia farlo con persone che condividono la tua curiosità per la storia del territorio rende il tutto più piacevole, sopratutto grazie alla divulgazione ed impegno del professore Vito Rondinelli. Considero questo tipo di esperienze una spinta ad essere protagonisti consapevoli della nostra storia, una semplice camminata può renderci più consapevoli dell’importanza della tutela del territorio, input che in molti di noi scatta proprio nel momento in cui veniamo a conoscenza di determinati fatti storici; la conoscenza, la passione di queste persone che danno voce a queste antiche pietre sono l’esempio che deve fungere da generatore di buone pratiche. Il patrimonio culturale ha bisogno di sapienti custodi e testimoni di bellezza.
Spero caro lettore di averti invogliato ad approfondire la conoscenza di questo piccolo lembo di terra calabra, a venire a guardare con i tuoi occhi i resti dell’antica Castelmonardo, il suo cielo portatore sano di luce perpetua e quell’intreccio di colori che solo questa terra sa tessere…il Medioevo era tutt’altro che un’epoca buia!
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Sei pronto a cominciare il tuo viaggio a Castelmonardo…
Grazie a te, bellissimo articolo.
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Grazie Manuela per essere passata dal blog ed aver apprezzato il mio articolo. Un carissimo saluto Lucia
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