Viaggio in Calabria. Istantanee di un amore perpetuo. Episodio 8

Se è vero che tutto ha un inizio aldilà dell’orizzonte già incominciavo ad intravedere la fine di questo viaggio ed a percepire quel silenzioso sentimento di malessere farsi spazio nella mia testa. Pensavo a quei mesi a seguire in cui i luoghi da spazio vissuto sarebbero diventati immagini dai contorni ben scolpiti nella mente ma troppo lontani per nutrire quell’improvvisa fame di Sud. 

Fin dalla mia più tenera giovinezza, non ricordo un arrivederci a questa terra passato in sordina. Con il tempo nulla era cambiato, la nostalgia è ancorata saldamente al tuo corpo e soltanto quei ritorni per quanto sporadici e brevi ti irroravano di nuova linfa.

I luoghi, seppur alcuni mutati nell’aspetto, li trovavi ancora lì, lo stesso non valeva per le persone, il tempo perso non te lo restituiva nessuno, alcune scelte fatte avevano la capacità di sbatterti in faccia una realtà paragonabile ad un coma irreversibile. Questo tempo sospeso a causa del covid  aveva in qualche modo rimescolato le carte comprese le mie. La (mia) terra era l’asso ed io la giocatrice in cerca di un ruolo, essere una semplice comparsa non mi bastava più.

Erano veramente tanti i pensieri che impregnavano un arrivederci; “bel casino” starai pensando tu anche se in cuor tuo già avevi fatto spazio a quel “mal di Calabria” che io avevo orgogliosamente contribuito a trasmetterti. 

Così quella mattina a Roccella cercavo di mettere ordine alle nuove tessere del mosaico di questo viaggio, frammenti di San Luca, Casignana, Bovalino, Careri, Sant’Ilario…

I pesci continuavano a solleticarmi piedi e gambe, l’acqua cristallina di Roccella sicuramente traeva beneficio anche dalla palpabile “pace dei sensi” dei bagnanti che tra peripezie sulla SS106 o qualche botta di calore presa a bordo di un vecchio treno regionale avevano raggiunto il paradiso.

Dante avrebbe dovuto immaginare che inferno, purgatorio e paradiso sarebbero diventati negli anni a venire il metro di giudizio delle nostre passeggere esistenze; il mio era costituto da “l’inferno dei briganti”, il purgatorio del “tanto qui non cambierà mai nulla” ed il paradiso dei “folli” che il miracolo non lo aspettavano ma lo costruivano.

Mi rituffai in mare, il rumore dell’acqua restava sempre la mia musica preferita…

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