Viaggio in Calabria. Istantanee di un amore perpetuo. Episodio 2

A prima vista sembrava una di quelle case rimaste chiuse per molto tempo, una delle tante che costellano la Calabria delle partenze momentanee o definitive, dei non ritorni, delle fughe…

Vestiti, scarpe, una macchina da scrivere, quadri…attimi brevi in cui il mio sguardo doveva fare incetta di oggetti, storie e ricordi; una voce aveva iniziato a parlarmi all’interno della casa, “Un treno nel Sud” riecheggiava nella mia testa…

Un viaggio si conclude sempre davanti ad una porta, varcarla solo una volta significa effimera curiosità, tornarci è l’inizio di un cammino che presuppone il non fermarsi all’apparenza così come il mondo di Corrado Alvaro che non finiva all’interno di quattro mura, c’era un paese intorno, c’era l’Aspromonte, c’era la “Gente in Aspromonte”.

Iniziai così a prendere confidenza con le pietre di San Luca. Le pietre oltre ad essere un elemento architettonico ricorrente costituivano anche una linea del tempo, la separazione dei tempi antichi da quelli moderni. Cosa sia antico e cosa moderno non spetta a me deciderlo, posso intuire che un palazzo nuovo vada a sostituire uno vecchio e che un figlio che parte e che non farà più ritorno è una ferita aperta inossidabile al pari di una pietra.

Una pianta di fico ribelle alle “moderne” strade asfaltate faceva irruzione nel mio cammino, avevo fame…

Feci rifornimento d’acqua alla fontana situata all’entrata del paese, era fresca, leggera e profumata, aveva sapore di Calabria. Fin da piccolo chi cresce in questi luoghi assimila il concetto di “sapore di Calabria”, tre parole per riassumere la purezza dell’acqua, la dolcezza di un fico, la bontà di un’arancia…

Anche i paesaggi avevano “sapore di Calabria” e proseguendo oltre il paese ne trovavi magnifica testimonianza. Una macchina ogni tanto rompeva il religioso silenzio dell’Aspromonte, qualcuno si fermava e chiedeva indicazioni per Polsi, la mia risposta “sempre dritto” lì aveva trovato il suo senso; quel giorno io non ero in cerca di santuari… eppure non facevo altro che “inchinarmi”, l’opera di Dio era al di fuori della chiesa…

Quella voce narrante era ormai inarrestabile nella mia testa:

“Godiamoci per ora questo viaggio. È sempre bello. Tutto quello che si vede attorno, gli uomini non riescono a sciuparlo, per quanto si adoprino”. (Alvaro C., Un treno nel Sud, 2016, Rubbettino Editore)

…CONTINUA

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...