La strada per Bivongi ti si materializza davanti agli occhi come un ”nuovo” mondo che tanto nuovo non è, anzi forse è quel che resta di quel vivere in sinergia con la natura, di quegli uomini che non gettavano via niente ma aggiustavano tutto, di quei bambini con lo sguardo allenato a catturare tutte quelle sfumature che vanno dal blu al verde, abituati anche alla noia, perché il tempo libero non era ”reato”.
Un susseguirsi d’immagini armoniose ed io alle prese con quel tentativo di provare almeno a sfiorare quel mondo che solo la saggezza di un nonno sarebbe stata in grado di raccontare.
La fortuna vuole che, in una calda mattinata d’estate, giunta a Bivongi, la mia strada s’incroci con quella del signor Paolo; è questione di pochi minuti e la sua contentezza di vedere turisti nel borgo si traduce in un invito ad entrare nel Museo permanente della cultura contadina e tradizioni popolari. Tanti, tantissimi oggetti e fotografie in bianco e nero, quell’odore di vecchio che non era altro che profumo di un tempo passato, forte e persistente quanto la nostalgia.
Non ero entrata in un museo, ma in una macchina del tempo e sapevo che finito questo viaggio avrei incanalato nella testa nuovi ricordi e fatto riaffiorare vuoti; molte di quelle cose esposte nel museo le utilizzava anche mio nonno e per un attimo avevo sperato che tra un racconto e l’altro, da qualche angolo nascosto entrasse anche lui…
Fissando questa splendida raccolta di cimeli, io ed i miei interlocutori ci chiedevamo come mai ad un certo punto l’uomo si è messo a correre per raggiungere un progresso predominato da oggetti inutili e di scarsa durata, infatuato da un futuro che sempre più accantonava gli insegnamenti del passato. Tuttavia non si può avere una visione totalmente negativa su tutto e coltivare la speranza che il ”buon esempio” sia da stimolo al propagarsi di buone pratiche come fare tesoro delle memorie del passato, tutelare l’ambiente ed il paesaggio, praticare la socialità tra persone vere (perché no magari davanti ad un buon bicchiere di vino di Bivongi) possano illuminare “l’autostrada futuro”.
La raccomandazione che mi sento di lasciare al viaggiatore errante che si accinge a prendere la strada per Bivongi è di non scambiare il tempo che si è fermato con l’arretratezza; arretrato è colui che costruisce il futuro senza volgere un occhio al passato, questo borgo come tante altre splendide realtà calabresi rappresenta uno dei tanti luoghi giusti per rimettersi in cammino..










